CAPO III.
Serie cronologica dei
parroci di Caspano.
Principali avvenimenti
svoltisi sotto il governo di ciascun di loro.
L'abbate Saverio Quadrio
attesta, che, prima del 1664 (nel qual'anno la parrocchia di Caspano fu
elevata al grado di Prepositura di prima dignità e di collegiata insigne
da quel cardinal Federico Borromeo, di cui Alessandro Manzoni scolpì
l'immagine sì viva e si amabile, che i secoli non potranno oscurare), si
succedettero in essa quattordici curati, dei quali a lui era stato
impossibile trovare i nomi. Neppure riuscì a trovarli dopo di lui lo
storico Giacinto Fontana, ma io credo di averli rintracciati quasi
tutti.
Primo Parroco di
Caspano: Dionisio da Musso.
Chiamo Dionisio da Musso
«primo parroco di Caspano» unicamente perchè nulla ho trovato dei suoi
eventuali antecessori nel governo di questa parrocchia e perchè riesce
per questo il primo nella serie che incomincio a tessere. Di lui ho solo
e per caso la seguente notizia da uno scritto del sac. Grazioli, che
molto più tardi resse questa Chiesa :
« L'anno del 1352
ritrovo tra l'abbreviature di Ser Jacom, olim Ser Tommaso detto Della
Donna, olim Ser Montanaro, olim Ser Domenico Paravicini di Caspano, che
vi fu benefiziale curato della chiesa di S. Bartolomeo un Prete Dionisio
da Musso ».
Secondo Parroco:
Francesco da (Brienno ?).
Anche di questo non so se
non che, come parimenti leggeva nelle suddette abbreviature o pergamene
il parroco Grazioli, reggeva la parrocchia nel 1353.
Terzo Parroco di
Caspano: Giovanni da Mornasco.
Resse la parrocchia nel
1354 e nel 1356. Sotto di lui, il primo giorno di gennaio 1355, fu
consacrata la Chiesa di S. Bartolomeo di Caspano, cioè la Chiesa
vecchia, che venne circondata dalla nuova (che è l'attuale) incominciata
l'anno 1527.
Quarto Parroco di
Caspano: Zan fu Martino.
(Resse la Parrocchia
dal 1356 al 1387 e più).
Fu nativo della
Vall'Introzzo. Nel 1369, quando gran numero di Valtellinesi si armò a
difesa del loro vescovo di Como contro Galeazza Visconti, che avea preso
ad affliggere i Guelfi, Caspano non fu sordo al fremito del corno
guerriero e mandò alla guerra, sotto il comando di Tebaldo dei Capitanei
da Sondrio, tiranno forte e temuto, diversi suoi figli; ma la vittoria
arrise al duca, che nel 1373 staccò politicamente la Valtellina da Como,
la unì al suo ducato e la gravò di un annuo tributo. Tuttavia, pur
vittorioso, dovette col potente Tebaldo venire ad accordi e perdonare,
come da decreto dato da Pavia nell'agosto 1373, a lui ed ai suoi
fautori, tra i quali sono nominati i seguenti Caspanesi: «Ser
Beltramus, filius quondam Alamanni, de Cazapano... Adamolus, filius
quondam Granadoni, de Cazapano.., Martinus, filius quondam Alberti, de
Cazapano... Johannes, quondam Zanis, de Cazapano... Laurentius, filius
quondam Masetti de Cazapano, ecc. ». Nel 1373 lo stesso Galeazzo
ricongiunse a Como la Valtellina.
Dopo il parroco Zan, o la
parrocchia fu vacante per più di un decennio, o ci furono uno o più
parroci, di cui nulla ho trovato e che perciò non posso elencare.
Quinto Parroco di
Caspano: Tommaso Paravicini.
(Resse la parrocchia
dal 1401 al 1438).
Fu da Caspano. Visse in un
tempo in cui la Valtellina era continuamente percorsa dagli eserciti del
duca di Milano, Filippo Maria, e dei Veneziani, loro nemici, i quali,
nel 1432 occuparon tutta la Valle e saccheggiarono Caspano; ma i
Ghibellini di Valtellina, uniti coi ducali e guidati da Stefano Quadrio,
diedero ai Veneziani. capitanati da Giorgio Cornaro, nei giorni 26 e 27
novembre di quello stesso anno, una terribile sconfitta presso Delebio e
li costrinsero ad abbandonare la Valle. E' molto probabile che a questa
battaglia abbian preso parte i Paravicini di Caspano, perchè anch'essi
erano Ghibellini, ed erano stati danneggiati dai Veneziani. il Dolfin,
cronista veneziano di quel tempo, attribuisce il merito principale di
quella vittoria ai Valtellini.
Sesto Parroco di
Caspano: Bertramo del Menno.
(Resse la parrocchia
dal 1439 al 1470).
Fu da Caspano. Nel 1447 i
Veneziani occuparono ancora la Valtellina: era un continuo rubare, un
maltrattare i pacifici cittadini; dovunque lagrime e sangue e
desolazione. A queste miserie corporali si aggiungevano quelle più gravi
dello spirito: l'eresie ed i vizi. Per aver salva la vita, minacciata
loro dagli inquisitori Domenicani, molti eretici di Francia e di
Lombardia riparavano in Valtellina. E' verso questo tempo, che il beato
Andrea da Peschiera fondava a Morbegno il Monastero dei frati
predicatori, quasi a barriera contro il dilagare degli eretici, dei
quali molti converti durante i 45 anni di sua predicazione in Valtellina
e spesso anche a Caspano. Viveva pure allora nel convento di Bioggio il
beato Gennaro, tanto ancora venerato dai parrocchiani di Meno. Anche la
celebre Bona Lombardi da Sacco, sposa al capitano Brunoro e guerriera
ella stessa, è di questo tempo.
Nel 1447 moriva il duca
Filippo Maria Visconti e il di seguente alla sua morte fu proclamata la
Repubblica Ambrosiana. Morbegno intanto, portata a Caspano e a Traona
(benchè anche a Caspano ed a Traona i Veneziani avessero fatte razzie)
per metterla in salvo, gran quantità della sua roba, aveva lottato
strenuamente contro gli invasori; onde, per i sacrifici alacremente
sostenuti, si fece ardito di chiedere vari privilegi giuridici alla
nuova repubblica.
Fra l'altro domandò, che
la giurisdizione del suo podestà avesse a estendersi anche a tutta la
Squadra di Traona, e stese, con altre comunità in 24, articoli i patti
di sua unione a Milano, dei quali il 15° suona così: «Item quod omnia
bona et res tam derubata quam retenta, tam derubatae quam retentae per
quamcumque personam de Trahona, Caspane, ac partibus circumstantibus
versus Trahonam de bonis et rebus aliquarum personarum squadrae
Morbinii, reddantur illi vel illis, quibus derubata et retenta,
derubatae et retentae fuerant et sunt, ut supra, et hoc abque litigio et
sumarie et sine strepitu et figura judicii, attento quod dicti homines
de Trahona et Caspane et locorum circumstantium multa bona possident
quae per nonnullos dictae squadrae in locis supradictis in salvum
reposita erant et tempore strenuae derubata fuere ».
Non si conosce l'esito di
tali domande, ma pare non siano state esaudite per molte circostanze, di
cui non ultima la breve durata della Repubblica; giacchè nel 1450 tu
eletto duca di Milano Francesco Sforza. Dovette essere questo il tempo
più avventuroso per Caspano e se non fossero andati smarriti i documenti
storici più importanti di questa epoca nei tumulti e nelle guerre e
nella distruzione del paese, avvenuta nel 1513, avremmo tale una ressa
di notizie e di ricordi da far meravigliare, che una frazione di circa
500 anime (chè molte di più Caspano-centro non ebbe mai) abbia preso
parte sì attiva a tutti gli avvenimenti importanti della valle, che la
sua storia potrebbe dirsi una sintesi della storia della Valtellina. Ma
purtroppo i pochi frammenti, a me noti, non recano che debole luce fra
le dense tenebre di questa età; io poi, troppo occupato nel ministero
pastorale, non ho nè il tempo, nè la possibilità di rovistare in altri
archivi notizie più copiose e più importanti.
Settimo Parroco di
Caspano: Donato Paravicini fu Antonio.
(Governò la parrocchia
dal 1470 al 1477).
Fu da Caspano. Tanta era
la popolazione della parrocchia in questo tempo, che si senti il bisogno
di raccoglier fondi per istituire una cappellania all'altare della Beata
Vergine, col dovere per il cappellano di celebrarvi la messa festiva e
d'aiutare il Parroco nel disimpegno degli uffici parrocchiali. Primo a
lasciar rendite a questo scopo fu il nobile Tommaso Paravicini fu
Bertramo con testamento rogato addì 10 dicembre 1477 dal notaio
Bartolomeo dei Paravicini, detti Della Donna, da Caspano; a cui si
aggiunse Nicolò Paravicini, altro nobile caspanese, che con testamento
rogato dallo stesso notaio in data 8 agosto 1482, lasciò beni, i cui
redditi dovevan servire per una metà ai Poveri di Cristo della
parrocchia e per l'altra metà alla formazione della Cappellania.
Ottavo Parroco di
Caspano: Gabriele de Castello, fu Giovanni.
(Resse la parrocchia
dal 1479 al 1497).
Fu da Caspano. Sotto di
lui nella Chiesa di S. Bartolomeo si edificò l'altare a S. Sebastiano e
a S. Rocco, protettori contro la peste. Fu pure fatta alle calende di
agosto del 1481 la dedicazione della Chiesa di Cadelsasso a S. Pietro
Martire. La festa però in onore al gran martire Domenicano vi si faceva
anche prima ed era già in vigore il legato fatto da un Ser Bon Jacom fu
Lorenzo da Corlazzo, abitante in Caspano, rogato dal notaio di Talamona
Alberto del Camocci addì 21 gennaio 1466, di distribuire ai Poveri di
Cristo di Cadelsasso, nella festa di S. Pietro martire, del pane e 10
libbre di sale. Di questo parroco si conserva ancora il bel dono alla
parrocchiale della gran vasca di marmo bianco del Battistero, sulla
quale sta inciso: «Pbr Gabriel de Castello 1484».
Visse egli in tempi
tristi: le guerre riempivan ogni paese di feriti, di stupri e di sangue.
Nel 1482 mercenari svizzeri, chiamati da Lodovico Moro, scesero in
Valtellina e compirono gravi devastazioni, specie a Morbegno, dove
recarono danni per più migliaia di scudi d'oro.
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